Casa

Sanificare la casa

Il Gruppo di lavoro dei biocidi dell’Istituto superiore di sanità ha pubblicato un Rapporto sulle procedure da seguire nella attuale emergenza Covid-19 per sanificare ambienti “non sanitari” quali superfici, ambienti interni e abbigliamento.

Si tratta di un documento molto completo che prende in considerazione i prodotti  e le procedure efficaci per “sanificare” strutture, ambienti e vestiti, potenzialmente contaminate con il Covid-19.

Viene subito chiarito che i “biocidi” sono i prodotti in grado di inattivare  i microrganismi, mentre i “presidi medico chirurgici” sono dei preparati la cui produzione industriale deve essere autorizzata dal Ministero della Salute.

In entrambi i casi  la commercializzazione può avvenire soltanto a seguito di una valutazione tecnico scientifica sulla loro efficacia e sicurezza d’uso per l’uomo, gli animali e l’ambiente.

Tutti i prodotti disponibili debbono essere adeguatamente etichettati e se utilizzati conformemente a quanto previsto non ci sono pericoli significativi per i consumatori.

Il virus responsabile del Covid-19 può trovarsi nelle vie respiratorie delle persone ammalate ed essere emesso con gli sternuti, inglobato in goccioline (droplets) che possono diffondersi nell’ambiente e anche essere depositate su oggetti, alimentisuperficivestiti, ecc.

Per evitare la diffusione della malattia è necessario “sanificare” tutte le possibili fonti di contagio.

Il virus, in funzione delle condizioni ambientali in cui si trova, può sopravvivere da poche ore a qualche giorno. E’ sufficiente una temperatura di 56 °C per distruggerlo in pochi minuti.

Un nemico del virus è la pulizia; la polvere o altri materiali gli consentono di essere “inglobato” e di sopravvivere a lungo.

Le principali sostanze chimiche efficaci per la disinfezione e che troviamo in commercio nei vari preparati sono l’etanolo, i sali d’ammonio quaternario , l’acqua ossigenata e l’ipoclorito di sodio (meglio conosciuto come varecchina).

Seguendo le indicazioni che troviamo in etichetta si ottengono degli ottimi risultati e non si corrono rischi particolari. Il rapporto dell’ISS raccomanda di non miscelare tra loro i vari preparati; si potrebbe diminuire l’efficacia dei singoli prodotti con altri effetti non prevedibili.

Un’altra raccomandazione è quella di evitare di trattare oggetti di pregio con prodotti in grado di sviluppare cloro per la possibilità di corrosioni.

Efficaci per i trattamenti degli ambienti sono il cloro, l’ozono e i raggi ultravioletti.

Il cloro viene generato da macchine in grado di “elettrolizzare” il cloruro di sodio con la produzione di ioni “ipoclorosi”, “ipocloriti” e “cloro”. Il trattamento risulta molto efficace, ma pericoloso per le persone che dovessero venire a contatto.

L’ozono è un gas anch’esso generato da macchine. Ha una stabilità di poche ore, ma sufficiente per una efficiente disinfezione ambientale. Contrariamente a quanto si può pensare è un prodotto tossico e addirittura cancerogeno e mutageno. Ovviamente queste proprietà scompaiono quando l’ozono viene degradato.

I raggi ultravioletti sono anch’essi molto efficaci perché inattivano i virus attraverso la distruzione degli acidi nucleici e nel caso del Covid-19 bastano cinque minuti di esposizione per distruggere quello contenuto nei “droplets”.

La sporcizia rallenta molto l’attività antimicrobica.

Deve essere però evitata l’esposizione umana perché gli UV possono provocare cheratite, congiuntivite, eritemi, invecchiamento della pelle e anche tumori.

I trattamenti con ozono, cloro e/o raggi ultravioletti possono essere fatti soltanto da personale specializzato in grado di evitare esposizioni pericolose per la salute.

Articolo realizzato nell’ambito del progetto #informareperproteggere di Unione Nazionale Consumatori in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità. 

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